venerdì 29 aprile 2011

Ugo il Maiale

Produzioni proprie di assurdità durante lezioni universitarie.

Ugo il maiale mangiava pensante per diventare un bel cosciotto "voglio scrivere e diventare importante quanto più largo era il suo bel viso, tanto più grassa la sua risata era davvero un bel vedere osservare crescere il suo sedere. Però Ugo spesso era un po' triste perchè del suo appesantirsi non poteva godere egli infatti non possedeva lo specchio, lo specchio del potere.

"Cicciotto sono e bello grassoccio ma non me ne posso inorgoglire" perciò diretto andò al mercato e preso l'oggetto tanto agognato. Ma il giorno in cui si vide riflesso lo sgomento fu tremendo tanto che lo fece rimaner perplesso: il suo obiettivo aveva raggiunto e così bene che s'avvide che presto qualcuno lo avrebbe mangiato con numerose e succulente salsine.

Causticissima in Pillole di follia

Polyanna

Poiché in virtù di un'abitudine vetusta sono solita portare il crine

Ordinatamente in acconciatura

Liscia esso è spesso

Liso dall'uso dell'apparecchio elettrico che contrasta la naturale tendenza all'onda;

Yo purtuttavia non mi abbatto e continuo imperterrita.

Annaspo tra i capelli solamente in sporadici eventi in quanto

Naturale è sano ma piuttosto brutto. In cotali occasioni

Non mi si può riconosce e l'urlo chiama Pollyanna non

Avezzo a darsi conto di trovarsi davanti a Causticissima.


Manca solo che quando passo per strada io canticchi “la bella la va al fosso ravanei remulass barbabietole spinass tré palanche al mass. La bella la va al fosso al fosso a resentar.”

venerdì 22 aprile 2011

Un uomo.

Un libro da leggere.

"L’abitudine è la più infame delle malattie perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte. (…) La sera in cui avevi rinunciato a tentare di nuovo la fuga era successo ben questo. Era successo cioè quel che non avresti mai creduto possibile: gli spazi aperti e il verde e l’azzurro e la gente non ti mancavano più. (…)

E tuttavia esisteva qualcosa che l’abitudine al buio, alla mancanza di spazio, alla monotonia non avevano spento: la tua capacità di sognare, di fantasticare, e di tradurre in versi il dolore, la rabbia, i pensieri. Più il tuo corpo si adeguava, si atrofizzava nella pigrizia, più la tua mente resisteva e la tua immaginazione si scatenava per partorire poesie. Avevi sempre scritto poesie, fin da ragazzo, ma fu in quel periodo che la tua vena creativa esplose: incontenibile. Decine e decine di poesie. Quasi ogni giorno una poesia, magari breve. Le scrivevi anche se Zakarakis ti sequestrava la carta e la penna, perché allora afferravi una lametta che tenevi da parte per questo, ti incidevi il polso sinistro, inzuppavi nella ferita un fiammifero o uno stecchino, e scrivevi col sangue su ciò che capitava: l’involucro di una garza, un pezzetto di stoffa, una scatola vuota di sigarette. Poi aspettavi che Zakarakis ti restituisse la carta, la penna, copiavi con calligrafia minutissima, attento a non sprecare un millimetro di spazio, piegavi il foglio ricavandone strisce sottili, e lo mandavi nel mondo a raccontare la fiaba di un uomo che neanche nell’abitudine cede. Gli stratagemmi erano vari: buttare i nastrini di carta nella spazzatura perché una guardia amica li raccogliesse, infilarli nelle cuciture dei pantaloni che mandavi a casa per lavare, farli scivolare addosso a tua madre quando veniva a trovarti. Prima però imparavi i versi a memoria, onde prevenirne lo smarrimento o la distruzione, e che battibecchi quando Zakarakis pretendeva di leggerli per censurarli o approvarli. “Dove li hai messi? Dammeli! Non lo sai che in carcere il direttore deve censurare qualsiasi scritto?” “ Lo so ma non posso darteli, Zakarakis. Li ho chiusi nel mio magazzino.” “Quale magazzino?! Voglio vedere il magazzino!” “Eccolo qui, Zakarakis” E indicavi la testa. “ Non ci credo, fottuto bugiardo, non ci credo!” Avrebbe dovuto, al contrario, perché in quel magazzino avremmo trovato, anni dopo, tutte le poesie perdute o distrutte: per pubblicarle in un libro che molti pensavano fosse l’inizio di una carriera letteraria.”

Svantaggiato in cassa: l'irrazionalità del tempo perso

Causticissima lavora la domenica in un supermercato della sua città natale ed avendo ormai un'esperienza di 4 anni alle spalle ha tratto delle conclusioni: le persone quando diventano clienti hanno un concetto di tempo perso del tutto irrazionale. Ma prima di parlare del tempo, tema nuovo e del tutto originale, comincio col tipologizzare la clientela perchè ci servira in seguito.

Esempio di cliente medio:
Causticissima: "Buongiorno, ha la carta vantaggi?"
Cliente disfattista: " No perchè i vantaggi che offrite voi sono tutto fuorchè vantaggi. Ma vi pare normale il caffè a 4,59 euro che in quell'altro negozio è a 4,51? bla bla..." Cioè ma te l'ho chiesto io di venire a fare la spesa qui?
Cliente tendenzialmente bugiardo: "No, l'ho dimenticata in macchina. Non è che per caso ne ha una dimenticata da mettermi?" Ma ceeeerto...
Cliente simpa: "No, sono svantaggiato" Urca mai sentita questa, 'spetta che rido.

Ed ora arriviamo al tema tempo o meglio al tema fila perchè capita spesso che in una giornata da affluenza urlo se sei posizionato nella cassa giusta praticamente non lavori. Innanzi tutto quali sono le casse giuste? Sono quelle che per motivi logistici sono meno ambite, del tipo le casse lontane dal parcheggio, quelle vicino alle colonne e più in generale le casse che non hanno nessuno che sta già facendo la spesa. Sì, perchè quando il cliente guarda le casse e valuta quale possa essere la più veloce non guarda alla cassiera più libera ma individua la fila più corta. Non risentitevi, lo facevo anche io... è normale.

Ma ci sono altre assurdità ad esempio quando stai finendo il turno e ti sei barricata dietro al cartello stiamo servendo l'ultimo cliente o il più risoluto cassa chiusa capita SEMPRE che arrivi il furbo di turno a chiedere: "Ma sta chiudendo?" e a me verrebbe da dirgli "cos'è svantaggiato che non riesce a leggere?". Ma io ho capito qual è il fulcro del problema, è sempre il contatto visivo. Ho notato che se guardo qualcuno è più probabile che venga a fare la spesa da me anche se mi trovo nelle casistiche di cui sopra. In quel caso il cliente con incedere spaurito si avvicina e mi domanda: "è aperta?". A parte il fatto che non è una bellissima domanda da fare ad una signorina non capisco perchè quando non ho il cartello non vengono a fare la spesa perchè forse sto chiudendo la cassa o magari l'ho già chiusa, se invece ho piazzato per bene il cartello cassa chiusa, ed è quindi certo che non farò la spesa a nessun'altro mi chiedono di farla!

Cliente medio, mi sa che hai ragione, sei proprio svantaggiato.

Bambino 0-3 anni non stolkarmi

Non ho dimestichezza coi bambini ma orientativamente l'80% della categoria in questione se mi passa davanti si ferma e mi fissa, a volte pure mi indica. Panico. Allora saluto con faccia ebete di chi fa finta di avere un certo Savoir faire ma non ce l'ha affatto e penso "oddio ma vattene".

Poppane adesso te lo dico: Sei coccolo anche ai miei occhi ma porta la tua coccolitudine lontana da me che non so gestirti.

Causticissima in Pillole di causticismo.

VIp(Piano+Palazzo)

Causticissima è una donna comodosa.
Comodosa è una parola che causticissima ha inventato per non ammettere di essere pigra anche se quest'ultima ha delle sfumature diverse dal primo termine. Infatti, se secondo il dizionario alla parola pigro troviamo una definizione che recita circa questo: poco propenso a lavorare, a muoversi. Che non ha voglia di faticare, che tende ad evitare ogni impiego. Es Studente pigro, animale pigro. Nel dizionario caustico troviamo quest'altra definizione: di persona poco propensa all'inutile dispersione delle energie, che non ha voglia di faticare senza motivi validi. Es causticissima è una donna comodosa. Insomma sono un po' come le lampadine di seconda generazione: a risparmio energetico, e seguendo questo stile di vita adesso che abito al piano VIp con ascensore chiaramente lo utilizzo, e i glutei ringraziano. I glutei ringraziano lo specchio non sempre...
In ogni caso se voi foste causticissima trovereste l'ascensore un ottimo mezzo per capire le dinamiche sociali. Nel palazzo in cui abito, che per comodità chiameremo VIp, l'ascensore è molto piccolo, contine al massimo 3 persone, e le leggi che lo governano sono quelle della prossemica (http://it.wikipedia.org/wiki/Prossemica). Ma al di là della prossemica quello che mi turba di più è il problema occhi. Quando si è in un ascensore con estranei non si sa mai dove guardare così, per non sbagliare, ci si guarda i piedi, i propri piedi, perchè fissare quelli altrui fa brutto. La casa comunque ha da offrire anche altre opzioni, abbiamo l'opzione fissaggio pavimento, l'opzione pulsantiera e se siete vermente fortunati avete anche l'opzione schermetto in cui leggere in che piano ci si trova. Nel mio ascensore non c'è nessuno schermetto. Bene, chiarito questo l'ascensorata tipo al VIp(Piano+Palazzo) di solito segue questo schema:
  • causticissima entra al 6° piano dei 7 che compongono il palazzo e per questo motivo generalmente si trova da sola
  • Al 4° piano lavora un medico per cui l'ascensore si ferma. La/le persona/e che aspettava/no fissa/no causticissima e le fa/nno spazio in modo che esca
  • Causticissima dice: non scendo. Affermazione che nella maggioranza dei casi spiazza le persone che inizialmente non riescono a darsi motivo di cotale affronto
  • Nel momento in cui realizzano che non è un affronto le porte si chiudono e causticissima deve premere un pulsante perchè si aprano
  • A questo punto l'osservazione ci offre due opzioni:
CASO A: entra una persona che come da copione fissa o il pavimento o le sue scarpe o si guarda allo specchio, di cui il nostro adorabile mezzo è dotato.
CASO B: entrano due persone e qui l'affare si complica.
Caso in cui le persone si conoscono. I due parlano e risolvono il problema sguardo.
Caso in cui le due persone non si conoscono. O tutte e due seguono il caso A oppure solo una delle due segue lo schema A, in tal caso l'altra è sicuramente chiusa in angolo in versione castigo delle elementari: sguardo rigorosamente sui piedi (perchè a fissare le pareti ci si sente un po' stupidi) con la speranza che il tragitto duri il meno possibile.

  • Causticissima sorride perchè trova buffo l'essere umano e le sue logiche.


sabato 16 aprile 2011

L'urlo dentro

Stanotte poco causticismo. Stanotte, come ogni venerdì udinese, non risco a dormire, sarà Daria Bignardi, sarà la tv in sè ma non riesco a dormire. I venerdì sera mi vengono sempre idee per post che poi non pubblico mai. Oggi invece lo scrivo e poi lo pubblico, tiè, perchè è un argomento che mi sta a cuore.

Oggi mi è capitato di parlare con alcune persone (strano eh) e ho capito delle cose, in realtà sono scoperte che faccio spesso ma che non ho mai condiviso con nessuno fino infondo. Ad esempio in Australia ho capito che non sono capace di costruire domande complesse in inglese, interessante, direte voi ,beh per me è lo è. Fare domande è il miglior modo per far capire agli altri che si è interessati a ciò che stanno dicendo col piccolo dettaglio che spesso mi capita di sentirmi un po' invadente...un po' impicciona a farle. Non è che mi piaccia farmi gli affari degli altri ma semplicemente trovo estremamente interessanti le esperienze e le visioni degli altri perchè ognuno di noi affronta le situazioni in maniera un po' diversa. Per me funziona sempre così: prima mi faccio un'idea complessiva della persona, ossia delineo in qualche modo quali sono gli aspetti che mi pare prevalgano in lei e poi cerco di capire le sfacettature chiedendo perchè abbia scelto una determinata "linea d'azione" piuttosto che un'altra. Inutile dire che in un certo qual modo abbiamo gli stessi sentimenti, il problema è che li distribuiamo in maniera differente; ma non voglio dilungarmi troppo su questo argomento che magarì affronterò un altro venerdì udinese.

Vado al punto: Causticissima nota che le persone si sentono sole. Banale, scontato e ritrito vabbè, lo voglio dire lo stesso: sole. E non importa quanti amici abbiano intorno perchè si sentiranno sempre sole, perchè non comunicheranno mai la loro esigenza di essere amati se non sbocconcellando frasi sotto l'effetto di qualche liquore scalda cuore. Per me tante persone hanno l'urlo dentro, urlano ma è come se nessuno le potesse sentire perchè non aprono le porte per poterlo fare. No, non sto parlando in prima persona, io il buco dell'urlo dentro l'ho colmato grazie a tante persone che mi hanno fatto capire di non essere sola e soprattutto che mi hanno resa autosufficiente nel richiuderlo ogni volta che c'è la possibilità che si riapra.

Il fatto è che vedere persone con l'urlo mi fa dispiacere e ogni volta che lo vedo non posso non ricordami del Dalai Lama che per primo mi ha fatto capire che il problema dell'occidentale è la solitudine. E poi mi viene da pensare a perchè le persone si sentono così sole? Se tutte hanno lo stesso problema perchè è così irrisolvibile? Dal punto di vista razionale dovrebbe essere il contrario! Allora é un problema di fiducia nel prossimo? Io credo sia un problema di prospettiva, ed è proprio per questo che sto scrivendo questo post assurdo. Non lo dico troppo forte ma ultimamente sono tendenzialmente serena e vorrei poter rendere tutti sereni e poter dire alle persone che spesso i problemi sono meno gravi di quanto sembrino perchè, secondo la mia modesta esperienza, più si è disponibili verso il prossimo più si è felici. Perchè più si è meglio è, perchè fin che c'è viva il re, perchè non è bello ciò che è bello ma che bello che bello che bello... ah sto divagando? Bon insomma tutta sto smeno per dire: la prossima volta che ti faccio una domanda non prendermi per un'impicciona.. sono solo peteccia.

A presto con episodi con più alto contenuto causticissimo.

domenica 10 aprile 2011

Bella di padella

Convivere è sempre difficile e noi siamo in 5. Cinque donne, e tutte e cinque vescica munite e non c'è verso di perderla eh! Ho la vescica appena sveglia, ho la vescica dopo pranzo, ho la vescica a notte inoltrata in pratica ho la vescica sempre ed ogni tanto per distrare il ventre dallo sforzo del trattenimento mi viene l'istinto di canticchiare una canzone di Elio un po' modificata:

"Nel bagnetto della mia fantasia c'è un fottio di animaletti inventati da me, che occupano il bagno quando sono triste, occupano il bagno quando sono felice, che occupano il bagno quando sono media; che in pratica mi occupano il bagno SEMPRE!"

Se non si fosse capito succede che quando torno a casa, qualsiasi orario sia, il bagno è occupato. Occupato più dell'India inglese, più delle fabbriche con gli operai in sciopero, più della linea telefonica di quella famosa pubblicità "mi ami? ma quanto mi ami? e tanto quanto?" così occupato che tante volte mi stupisco di non sentire "tu-tu-tu" quando busso per capire se c'è qualcuno dentro. Poi ogni tanto ci si mettono anche i vicini che mi tirano una supercazzola, tipo stamattina che come al solito dovevo correre in bagno ma era occupato ed indomita con una certa aplomb mi sono distratta con dello jogurt e dei cereali. Aspetto, aspetto e non esce nessuno... poi vedo la terza ed ultima conqui di quelle rimaste il finesettimana e mi rendo conto che erano i vicini a fare la doccia!

Comunque ci tengo a precisare che il più delle volte non aspetto a vuoto e così aspetto e aspetto "oddio dammi la forza" aspetto, aspetto "non mi scappa la pipì, non mi scappa la pipì, non mi scappa la pipì, non mi scappa.... oddio dammi la forza" "beh sarebbe bello avere il bagno personale" "oddio dammi la forza" e poi puntualmente torna quella stessa idea "CESTINO! la faccio nel cestino.. stavolta la faccio veramente...no dai ho una dignità non posso" e alla fine ho sempre mantenuto alta la dignità e stretta la vescica; anche se adesso come adesso mi sento di averne perso un pochina raccontandovelo! Forse a qualcuno di voi l'ho già raccontato perchè ogni tanto bisogna fare outing, l'importante chiaramente è che tu non faccia outing nel cestino, ok la smetto. Dicevo, con qualcuno di voi ne ho già parlato di sicuro ed ogni tanto ho scherzosamente auspicato all'acquisto di una padella ospedaliera, insomma la versione 2.0 del pappagallo ed infatti ieri sera il fantasma di una padella per amica è tornato a farci visita. Lo scambio di messaggi è stato questo:

"9 e 5, scusa ma il ritardo scorre nelle vene xD"
"tranqui tanto la mia conqui è entrata in bagno a tradimento ed ora mi tocca aspettare..."
"Oddio... il pensiero va alla padella"
"Come non citare dj francesco e il suo futuristico manifesto alla velocità del bisogno: BELLA DI PADELLA!"

Formaggio con la A

Dopo l'indiscusso successo di "il frico con la E" la signora della mensa ha sostenuto la seguente conversazione con uno studente:
Signora: vuoi gli gnocchi?
Studente: si grazie.
Signora: con FORMAGGIA?

Segue risata generale! No, in realtà ho riso solo io... entrambi i protagonisti della vicenda non erano consapevoli dell'epic fail.

Causticissima in Pillole di causticismo