domenica 23 marzo 2014

20 - Lettera aperta a Paolo Nutini



Caro Paolo Nutini,
è inutile che ti giustifichi dicendo che non sai l’italiano perché tu ed io sappiamo che sei lo scozzese col nome meno scozzese di sempre. Non nascondiamoci dietro ad un dito.
Bene, chiarito questo, vorrei dirti un paio di cose. Ti seguo da anni. Fin da quando avevamo 19 anni e tu cantavi These Streets con la tua tracolla a scacchi. Ricordo il giorno in cui ci siamo incontrati ad un concerto. Sì, il tuo. Tu eri alterato da qualche litro di birra suppongo e non mi hai vista tra la folla, o forse si? 
Sai, ogni tanto mi sono chiesta cosa sarebbe potuto succedere se quella sera fossi andata a fare un giro per Tarvisio dopo il concerto? Magari ci saremmo incontrati davvero, ti avrei detto il mio nome, ci saremmo scambiati il numero di telefono e chissà… ma tu mi hai ugualmente trovata, furbacchione.
Voglio dirti che ho apprezzato molto il tuo discreto modo di manifestare il tuo interesse nei miei confronti. E adesso non mi dirai che Caustic Love è un nome che ti è venuto così, dal nulla. Che un giorno ad un orario non ben definito, ti sei svegliato e ti è venuto in mente proprio questo titolo. Ma che strano eh. Invece no, lo sappiamo entrambi che non è un caso. Che la vita non è un caso. Che non è un caso che siamo dello stesso anno. Che non è un caso che anche tu abbia avuto una piccola deriva funk. Che non è un caso che anche tu scriva. Che non è un caso che anche tu, nello specifico, scrivi inni alla vita, alla felicità e al saper star bene. Che non è un caso che tu preferisca i concerti in acustico. Che non è un caso che da quel giorno leggi il mio blog.
Dai, ormai non puoi negare l’evidenza.  Insomma, Paolo, Caro il buon Paolo, caro il mio Paolo, lo hanno capito tutti che una botta me la daresti. Oh, platonica eh… tranquillo, che poi sai che io credo nell’amore da lontano. Infatti, è stato molto bello. Adesso, scusami ma vado ad accendermi una sigaretta.
A presto,
Causticissima.


sabato 15 marzo 2014

21 - IL CICLO DEL NON SONNO



È lunedì sveglia alle 7.00.
Oggi c’è quel concerto.  Vacci Causticissima anche se sei stanca, tanto poi te ne vai alle 11 altrimenti non dormi niente. Poi però il concerto sta per finire e sono le 11.20, ormai che hai fatto 30 fai 31 no? Che te ne vai a fare? La musica finisce alle 11.55 e hai 15 minuti di strada a piedi fino a casa. Oggi è andata così Causticissima ma domani è un altro giorno. Domani dormi.

Il giorno dopo è martedì, sveglia alle 7.15.
Causticissima è ancora stanca dal giorno prima, ma dato che non ha finito quello che doveva fare a lavoro il giorno prima,  riduce la sua pausa pranzo, originariamente di 2 ore, a 30 minuti giusti-giusti per poter ingurgitare un panino e mezzo litro d’acqua. Protrae ulteriormente la sua permanenza a lavoro fino alle 19.30 per un totale di circa 10 ore e mezza in ufficio. Ah ma stasera col cacchio che si fa tardi. Poi però torna a casa e mentre cucina verdure di ogni tipo per avvantaggiarsi con la preparazione dei pasti della settimana, parla coi suoi conqui e si ritrova a letto alle 23.45. Lì, cerca disperatamente di leggere il libro che ha sul comodino da due settimane e che non va avanti. Sì, però non va avanti perché a certe ore, dopo aver letto per tutto il giorno trattati di diritto del lavoro, circolari Inps, Inail ecc la mente non recepisce nemmeno  Nella vecchia fattoria meglio che ti guardi un video, Causticissima.  Un video diventano due video che diventano tre video e due elefanti si dondolavano sopra il filo di una ragnatela…si fa l’una di nuovo.

Mercoledì sveglia alle 6.45 che magari è il caso di lavarsi i capelli e se tu arrivassi prima a lavoro non sarebbe una cosa negativa.
Mercoledì è una giornata sempre pesantissima. Causticissima percepisce la fatica dei primi due giorni della settimana e al contempo ha la consapevolezza che ce ne saranno altri due ancora più pesanti. La sera, tornata dopo 9 ore di lavoro, Causticissima sta a casa ma sul tavolino della cucina vede quei due film che il venerdì precedente aveva preso in biblioteca e che deve restituire due giorni dopo. Uno dei due dura tanonononone per cui opta per quello più breve che comunque comincia a vedere solo alle 22.00. Il film è francese e lentissimo ma anche esaltante… per Causticissima, il suo coinquilino invece, in posizione supina già al secondo minuto, al decimo russa e continua a dormire per tutta la durata del film. Causticissima al contrario è così galvanizzata che dopo la visione si mette a scrivere le sue menate e si fanno le due.

Giovedì, sveglia alle 7.30 per recuperare quella mezz’ora di sonno che non fa la differenza ma crediamoci Causticissima, crediamoci.
Stasera però cavolo si esce eh perché sarebbe già il terzo giorno che vedi solo le mura dell’ufficio e di casa. Ma non facciamo tardi, solo l’aperitivo. L’aperitivo si dilunga e il tempo si dilegua,  torna a casa alle 22.00. Ore 22.08 Causticissima mette piede in camera sua e le si presenta uno spettacolo post nucleare: un’esplosione di vestiti e carte. Tempo di mettere a posto e leggere due cose ed è già di nuovo mezzanotte.

Venerdì, sveglia alle 7.00 in forza delle sette ore di sonno, evento.
Beh venerdì cacchio è l’ultimo e più difficoltoso giorno della settimana lavorativa. Tremila ore FARE-NIGHT a sbrigare adempimenti. Insomma stasera Causticissima esci no? Tutta la settimana a letto come le galline… e si fanno le tre.

È sabato, Causticissima potrebbe dormire ma no! Il suo corpo si sveglia alle 7.
Perché sprecare il primo giorno della settimana  in cui si vive anche la mattina? Causticissima fai quelle trecento cose che ti sei prefissata di fare oggi. Tipo esercitarti con quello strumento, tipo scrivere, tipo fare le lavatrici, tipo stirare, tipo pulire la stanza, tipo cucinare, tipo studiare, tipo ascoltare quel cd, tipo vedere quel tuo amico che non vedi da due settimane, tipo andare al cinema, tipo andare al parco, tipo leggere quel libro, tipo andare in biblioteca, tipo, tipo, tipo… e poi oggi è persino possibile pianificare di uscire, per due giorni di fila per giunta. Minchia oh le fortune. E si va a letto alle 4.30.

Domenica, sveglia alle 9.30 è il caso di rientrare nell’ottica del lavoro.
In realtà, Causticissima avrebbe del materiale da studiare, dovrebbe completare le 297 cose che non ha fatto il giorno precedente, potrebbe starsene a casa. Un condizionale che impregna la giornata. Chepppalle però. Causticissima opta per un tempo presente ed un giro con degli amici ma ci scappa anche una cena e si va a dormire a mezzanotte.


“Lunedì sera, la discoteca
Martedì sera, la discoteca
Mercoledì che mal di testa, ma sono andata alla discoteca
Giovedì sera, la discoteca
Venerdì sera non volevo andarci ma Fabio è venuto a cercarmi e allora sono andata, alla discoteca
Sabato sera, la discoteca
Domenica alla discoteca”

Si vabbé...
È domenica sera, sta per ricominciare il ciclo del non sonno “Ce la posso fare, ce la posso fare,ce la posso fare”

A presto,
Causticissima.

sabato 8 marzo 2014

22 - Rifiuti Organici



Hei dico a te!

Sì, sì hai capito benissimo. A te che leggi La verità è che non gli piaci abbastanza e guardi Il diario di Bridget Jones.
A te che ti spari cucchiate di Nutella ad orari improbabili e ricominci a fumare perché “già sto male, cacchio, se non posso neanche concedermi una sigaretta… che vita grama!” A te che ingrassi sul divano e la mattina ti infili nelle orecchie cuffiette colme delle canzoni che sai che ti  faranno stare ancora peggio.
Io non dormo e penso a te NA-NA-NA-NANNNNAAAAAAAAA
Eccoti.
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LE COSE CHE NON VOGLIO DIMENTICARE DI TE, DI NOI, DEL TEMPO CHE ABBIAMO TRASCORSO INSIEME

Sei partito giovedì, oggi è sabato. Ho dovuto trascrivere al computer la lettera che ti ho scritto perché non riuscivi a decifrare la mia scrittura. Comprensibile. Non ho avuto risposta. Ci siamo sentiti per  fatti amministrativi. Mi hai detto che mi lasciavi in dono il tuo comodissimo cuscino, peccato che fosse quello che ti avevo dato io martedì perché il tuo lo avevi già impacchettato.

Fuori piove ed io ho il cuore a pezzi. Vorrei svagarmi e passare oltre ma la pioggia mi impedisce di uscire. Forse è giusto che io affronti questo dolore e vada avanti. Ma non voglio. Non voglio dimenticare un secondo di quelli che ho passato con te. Non voglio che tu svanisca in un ricordo lontano di una persona che ho amato tanto. Un uomo e basta. Tu non devi andartene dalla mia mente. Non puoi. Non te lo permetto. Forse non ci rivedremo più, non lo so cosa ci riserva la vita. Non so se è vero, come mi hai detto tu la sera, anzi, la mattina della tua partenza, che si prendono strade diverse.

Quella sera, ancora una volta, mi hai riservato uno dei tuoi abbracci distaccati. Proprio tu che sei un uomo così caloroso, non capisco perché io ti faccia così paura.

Le cose che non voglio dimenticare di noi sono queste.
Il giorno in cui sono entrata in camera tua e ho visto che avevi l’ultimo libro della Rowling sul comodino  e qualche settimana dopo ti ho chiesto se stavi ancora leggendo il SAGGIO VEGGENTE perché non ricordavo il titolo del libro che in realtà è il SEGGIO VACANTE e ci siamo fatti una risata. Tu stavi appoggiato alla porta della terrazza a fumare e ti sei messo a ridere di quella risata che hai tu.

Mi manca il tuo sorriso, la tua energia, le rughe che ti vengono quando ridi. Ieri ho lasciato la teiera sul fornello un po’ di più e si è messa a suonare. Mi è venuto in mente quella volta che hai detto che era un suono che ti piaceva un sacco e subito dopo mi hai guardato ridacchiando e hai detto “domani ti sentirò correre dal bagno per spegnere la teiera”.

E le mattine a fare colazione insieme, sentirti scendere le scale di corsa come in quella canzone di Pino Daniele “E te sento quanno scinne 'e scale 'e corza senza guarda' ". Io che ti preparo il caffè, la quotidianità, il tuo essere rimbambito la mattina. Il cambio delle tue abitudini nel risveglio dopo che ti ho detto che io punto 2 sveglie a cinque minuti di distanza l'una dall'altra per essere sicura di svegliarmi. Vederti fumare la prima e la seconda sigaretta della giornata spargendo il tabacco ovunque assieme ai filtrini. Due sono rimasti sul tavolo, mi ricordano te, come tutto del resto.

Voglio ricordarmi di quel sabato che pioveva a dirotto come questo e abbiamo passato la giornata assieme. Abbiamo visto un film lunghissimo di pomeriggio e poi Il bisbetico domato e io mi sono sentita molto Ornella Muti anche se non sono nemmeno lontanamente così bella.

E voglio anche ricordarmi di quando mi hai cantato “Storia d’amore” di Celentano. E quella volta che mi hai detto che ti piace leggere i saggi, che ti piace prendere i libri dell’Adelphi perché è una casa editrice fondata da persone che hanno letto Nietzsche e che si sono chiesti come fosse possibile aver travisato così il suo messaggio ed io l’ho sempre pensato ma non ho avuto il coraggio di dirtelo perché avresti potuto pensare che io lo dicessi solo per darti ragione.

Oppure quella volta che hai cercato di farmi cantare dicendo che volevi inviare un messaggio vocale ad una tua amica e sei stato due ore prima di riuscire a togliermi dall’imbarazzo e mi hai detto “dai, se non le fai con me queste cose con chi le devi fare?” e abbiamo cantato Last Kiss.

E quella serata in cui siamo stati a parlare fino alle 3.00 di Galimberti o quell’altra sera in cui io ero ubriacata e ho straparlato. Abbiamo giocato a calcetto l’uno contro l’altro coi tuoi amici e la mia squadra ha vinto anche se continuavo a dire al mio compagno che era come se io non ci fossi perché sono un po’ impedita nel calcetto ma pazienza. Poi per la strada per raggiungere il successivo bar ti ho preso a braccetto e ti ho chiesto perché non riuscivi a aguardarmi negli occhi ma il giorno dopo non me lo ricordavo e me lo hai dovuto dire tu. E poi abbiamo fatto le 6.30 a cantare a casa e abbiamo mangiato una pasta aglio e olio che hai preparato tu per tutti. Ti ho fatto una carezza mentre mescolavi gli spaghetti, avrei voluto abbracciarti.

Poi mi ricordo di martedì. Siamo stati insieme tutta la sera, mi hai mostrato le foto del tuo paese, dei tuoi amici, abbiamo riso di gusto. Eravamo complici. Braccio a braccio sul divano.

L’ultima sera in cui ci siamo visti continuavi a cantare le canzoni che mi piacciono e a cercare di muovere il naso come faccio io ma tu muovi solo le narici che io non riesco. Non voglio dimenticarti. Voglio aggrapparmi ai ricordi.

Gli ultimi giorni mi hai detto spesso “come farai adesso che non ci sarò più io a darti tutte queste attenzioni?” ma cosa vuoi? Mi vuoi o no? Deciditi, mi fai impazzire.


E POI
E poi ricordo le volte che abbiamo cucinato. Quella torta al cioccolato che abbiamo assemblato insieme che sembrava buonissima ma si è cotta male. Come noi.

E poi non voglio dimenticarmi di quella sera in cui ti ho esposto le mie opinioni sulle relazioni amorose, di come mi hai guardata annuendo col capo e ridendo del tuo sorriso. Sembrava tu stessi pensando che finalmente avevi trovato qualcuno che la pensava come te. E poi hai detto che avresti potuto parlare per ore di quegli argomenti, che erano cose che ti interessavano.

È passata una settimana da quando sei partito. Sono uscita con un ragazzo. Un ragazzo nuovo, un amico. Sto bene con lui è simpatico ma non è te. Siamo rimasti fuori fino alle 2.00 a parlare, abbiamo mangiato un muffin, gli ho girato due cicche in memoria dei vecchi tempi ma mi mancava parlare con te. Con te era diverso.  Quello che mi manca è la tua libertà. Sei uno spirito libero tu. Te ne freghi di tutto. Anche di me.

Ho smesso di rileggere la lettera che ti ho scritto. L’avrò letta 30 volte cercando di capire come potevi sentirti tu ad averla ricevuta. Ogni volta che penso all’uomo che vorrei penso a te e ti tolgo quel blocco che hai nel lasciarti andare completamente con le persone. Sei estremamente razionale anche se non sembra.

Siamo stati una coppia e non te ne sei accorto. Sempre insieme a parlare, cucinare, uscire, ubriacarsi, vedere un film, fare una passeggiata, conoscere i rispettivi amici, le nostre paure, i difetti, i pregi, le intenzioni, i sogni, le realizzazioni. Lunghi elenchi in cui mancava solo un insignificante dettaglio… insignificante si fa per dire.

OUT ON THE WEEKEND
Dove vai “out on the weekend”? con chi esci? Quali persone meravigliose stai conoscendo? Trovi sempre il modo di trovarti con le persone giuste. Mi piace questa cosa di te, crei un bel clima.

Ultimamente quando esco, involontariamente ti cerco nelle persone che incontro ma non ti vedo. Non ti riconosco. Ti trovo solo in piccole frazioni, spezzettato in mille individui.
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Ecco, sì dico proprio a te lettore. A te che se sei arrivato fino alla fine di questo lunghissimo post, almeno una volta sei stato rifiutato. Tu che ti senti un ottimo sostituto del fertilizzante che usi per le ortensie del giardino. Tu che sei molto attento all’ambiente e da tempo stai cercando di capire se vai gettato nell’umido o nell’indifferenziato perché qualcosa di te ancora la salveresti ma non sei proprio sicuro di quale parte sia. Che in fin dei conti ti senti un rifiuto organico. Sì insomma… n’ammerda. Ecco, posso dirti una cosa?

ECCHEPPALLE.  FATTI UNA RISATA.

Un abbraccio,
Causticissima.