Hei dico a te!
Sì, sì hai capito benissimo. A te che leggi La verità è che non gli piaci abbastanza
e guardi Il diario di Bridget Jones.
A te che ti spari cucchiate di Nutella ad orari improbabili
e ricominci a fumare perché “già sto male, cacchio, se non posso neanche concedermi una sigaretta… che vita grama!” A te che ingrassi sul divano e la mattina ti infili
nelle orecchie cuffiette colme delle canzoni che sai che ti faranno stare ancora peggio.
Io non dormo e penso a
te NA-NA-NA-NANNNNAAAAAAAAA
Eccoti.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
LE COSE CHE NON VOGLIO DIMENTICARE DI TE, DI NOI, DEL TEMPO
CHE ABBIAMO TRASCORSO INSIEME
Sei partito giovedì, oggi è sabato. Ho dovuto trascrivere al
computer la lettera che ti ho scritto perché non riuscivi a decifrare la mia
scrittura. Comprensibile. Non ho avuto risposta. Ci siamo sentiti per fatti amministrativi. Mi hai detto che mi lasciavi
in dono il tuo comodissimo cuscino, peccato che fosse quello che ti avevo dato
io martedì perché il tuo lo avevi già impacchettato.
Fuori piove ed io ho il cuore a pezzi. Vorrei svagarmi e
passare oltre ma la pioggia mi impedisce di uscire. Forse è giusto che io
affronti questo dolore e vada avanti. Ma non voglio. Non voglio dimenticare un
secondo di quelli che ho passato con te. Non voglio che tu svanisca in un
ricordo lontano di una persona che ho amato tanto. Un uomo e basta. Tu non devi andartene dalla mia
mente. Non puoi. Non te lo permetto. Forse non ci rivedremo più, non lo so cosa
ci riserva la vita. Non so se è vero, come mi hai detto tu la sera, anzi, la
mattina della tua partenza, che si prendono strade diverse.
Quella sera, ancora una volta, mi hai riservato uno dei tuoi
abbracci distaccati. Proprio tu che sei un uomo così caloroso, non capisco
perché io ti faccia così paura.
Le cose che non voglio dimenticare di noi sono queste.
Il giorno in cui sono entrata in camera tua e ho visto che
avevi l’ultimo libro della Rowling sul comodino
e qualche settimana dopo ti ho chiesto se stavi ancora leggendo il
SAGGIO VEGGENTE perché non ricordavo il titolo del libro che in realtà è il
SEGGIO VACANTE e ci siamo fatti una risata. Tu stavi appoggiato alla porta
della terrazza a fumare e ti sei messo a ridere di quella risata che hai tu.
Mi manca il tuo sorriso, la tua energia, le rughe che ti
vengono quando ridi. Ieri ho lasciato la teiera sul fornello un po’ di più e si è
messa a suonare. Mi è venuto in mente quella volta che hai detto che era un
suono che ti piaceva un sacco e subito dopo mi hai guardato ridacchiando e hai
detto “domani ti sentirò correre dal bagno per spegnere la teiera”.
E le mattine a fare colazione insieme, sentirti scendere le
scale di corsa come in quella canzone di Pino Daniele “E te sento quanno scinne 'e scale 'e corza senza guarda' ". Io che ti
preparo il caffè, la quotidianità, il tuo essere rimbambito la mattina. Il
cambio delle tue abitudini nel risveglio dopo che ti ho detto che io punto 2
sveglie a cinque minuti di distanza l'una dall'altra per essere sicura di svegliarmi. Vederti fumare la prima e la seconda sigaretta della
giornata spargendo il tabacco ovunque assieme ai filtrini. Due sono rimasti sul
tavolo, mi ricordano te, come tutto del resto.
Voglio ricordarmi di quel sabato che pioveva a dirotto come
questo e abbiamo passato la giornata assieme. Abbiamo visto un film lunghissimo
di pomeriggio e poi Il bisbetico domato
e io mi sono sentita molto Ornella Muti anche se non sono nemmeno lontanamente
così bella.
E voglio anche ricordarmi di quando mi hai cantato “Storia
d’amore” di Celentano. E quella volta che mi hai detto che ti piace leggere i
saggi, che ti piace prendere i libri dell’Adelphi perché è una casa editrice
fondata da persone che hanno letto Nietzsche e che si sono chiesti come fosse
possibile aver travisato così il suo messaggio ed io l’ho sempre pensato ma non
ho avuto il coraggio di dirtelo perché avresti potuto pensare che io lo dicessi
solo per darti ragione.
Oppure quella volta che hai cercato di farmi cantare dicendo
che volevi inviare un messaggio vocale ad una tua amica e sei stato due ore
prima di riuscire a togliermi dall’imbarazzo e mi hai detto “dai, se non le fai
con me queste cose con chi le devi fare?” e abbiamo cantato Last Kiss.
E quella serata in cui siamo stati a parlare fino alle 3.00
di Galimberti o quell’altra sera in cui io ero ubriacata e ho straparlato.
Abbiamo giocato a calcetto l’uno contro l’altro coi tuoi amici e la mia squadra
ha vinto anche se continuavo a dire al mio compagno che era come se io non ci
fossi perché sono un po’ impedita nel calcetto ma pazienza. Poi per la strada
per raggiungere il successivo bar ti ho preso a braccetto e ti ho chiesto
perché non riuscivi a aguardarmi negli
occhi ma il giorno dopo non me lo ricordavo e me lo hai dovuto dire tu. E poi
abbiamo fatto le 6.30 a cantare a casa e abbiamo mangiato una pasta aglio e olio
che hai preparato tu per tutti. Ti ho fatto una carezza mentre mescolavi gli
spaghetti, avrei voluto abbracciarti.
Poi mi ricordo di martedì. Siamo stati insieme tutta la
sera, mi hai mostrato le foto del tuo paese, dei tuoi amici, abbiamo riso di
gusto. Eravamo complici. Braccio a braccio sul divano.
L’ultima sera in cui ci siamo visti continuavi a cantare le
canzoni che mi piacciono e a cercare di muovere il naso come faccio io ma tu
muovi solo le narici che io non riesco. Non voglio dimenticarti. Voglio
aggrapparmi ai ricordi.
Gli ultimi giorni mi hai detto spesso “come farai adesso che
non ci sarò più io a darti tutte queste attenzioni?” ma cosa vuoi? Mi vuoi o
no? Deciditi, mi fai impazzire.
E POI
E poi ricordo le volte che abbiamo cucinato. Quella torta al
cioccolato che abbiamo assemblato insieme che sembrava buonissima ma si è cotta
male. Come noi.
E poi non voglio dimenticarmi di quella sera in cui ti ho
esposto le mie opinioni sulle relazioni amorose, di come mi hai guardata
annuendo col capo e ridendo del tuo sorriso. Sembrava tu stessi pensando che
finalmente avevi trovato qualcuno che la pensava come te. E poi hai detto che
avresti potuto parlare per ore di quegli argomenti, che erano cose che ti
interessavano.
È passata una settimana da quando sei partito. Sono uscita
con un ragazzo. Un ragazzo nuovo, un amico. Sto bene con lui è simpatico ma non
è te. Siamo rimasti fuori fino alle 2.00 a parlare, abbiamo mangiato un muffin,
gli ho girato due cicche in memoria dei vecchi tempi ma mi mancava parlare con
te. Con te era diverso. Quello che mi
manca è la tua libertà. Sei uno spirito libero tu. Te ne freghi di tutto. Anche
di me.
Ho smesso di rileggere la lettera che ti ho scritto. L’avrò letta 30 volte cercando di capire come potevi sentirti tu ad averla ricevuta.
Ogni volta che penso all’uomo che vorrei penso a te e ti tolgo quel blocco che
hai nel lasciarti andare completamente con le persone. Sei estremamente razionale anche se non
sembra.
Siamo stati una coppia e non te ne sei accorto. Sempre
insieme a parlare, cucinare, uscire, ubriacarsi, vedere un film, fare una
passeggiata, conoscere i rispettivi amici, le nostre paure, i difetti, i pregi,
le intenzioni, i sogni, le realizzazioni. Lunghi elenchi in cui mancava solo un
insignificante dettaglio… insignificante si fa per dire.
OUT ON THE WEEKEND
Dove vai “out on the weekend”? con chi esci? Quali persone
meravigliose stai conoscendo? Trovi sempre il modo di trovarti con le persone
giuste. Mi piace questa cosa di te, crei un bel clima.
Ultimamente quando esco, involontariamente ti cerco nelle
persone che incontro ma non ti vedo. Non ti riconosco. Ti trovo solo in piccole
frazioni, spezzettato in mille individui.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ecco, sì dico proprio a te lettore. A te che se sei arrivato fino
alla fine di questo lunghissimo post, almeno una volta sei stato rifiutato. Tu che ti senti
un ottimo sostituto del fertilizzante che usi per le ortensie del giardino. Tu
che sei molto attento all’ambiente e da tempo stai cercando di capire se vai
gettato nell’umido o nell’indifferenziato perché qualcosa di te ancora la
salveresti ma non sei proprio sicuro di quale parte sia. Che in fin dei
conti ti senti un rifiuto organico. Sì insomma… n’ammerda. Ecco, posso dirti una
cosa?
ECCHEPPALLE. FATTI
UNA RISATA.
Un abbraccio,
Causticissima.