sabato 19 aprile 2014

18 – AMMORTIZZATORI SOCIALI PER DONNE. Ma anche per certi uomini va, non facciamo i sessisti, si parla per grandi numeri.



Ammortizzatori di gommapiuma, di cotone, all’olio e per le più giovani: di carta. Delicate e fragili quanto le ossa di un anziano, eppure pronte a parare gli urti esterni meglio di un placcatore di rugby.

Ma perché? A che pro?

Pro-tetta, certo. La ghiandola più idealizzata di sempre. La ghiandola più amata dagli italiani. Soprattutto, la ghiandola più tutelata dall’industria dell’abbigliamento. Ed infatti ora si è arrivati all’apice: la coppa piena! In pratica non c’è più spazio per la mammella.

Sì, la mammella. Il seno, la pera in cima ad una torta di materiale di vario tipo, a seconda dei gusti. Piena, farcita, rigida, scomoda, la coppa piena va abolita. È un messaggio fondamentalmente sbagliato. È come se al bar servissero l’aperitivo in un calice con un doppio fondo giusto per avere la sensazione di bere da un bicchiere costantemente mezzo pieno, tanto per non sentirti in imbarazzo al termine della degustazione. Ma siamo obiettivi, è un gioco al rialzo. Si ridetermina il minimo.

C’hai il minimo alto sorella e non va bene. È meglio se vai a farti rimappare la centralina e risolvi la situazione in qualche modo. Stai certa che una mano qualcuno te la da, se c’è da sporcarsi le mani su certe cose, si trova sempre qualche volontario. Salvo poi scoprire che c’hai la tetta tunizzata. Infatti, già scorgo degli sfiati di idrogeno uscirti da sotto la maglietta, forse stai per partecipare ad una gara clandestina? Con le tue compari vi avventate nei negozi di intimo al grido di Pimpami la tetta! e siete fuori in 60 secondi.

A riguardo, Causticissima ha un ricordo vivido di quando per la prima volta le parlarono del “pesciolino”, era estate, estate millenovecentonovantaaaa… erano gli inizi di un’era. No, era l’estate di qualche anno fa in un negozio di intimo:

Commessa: Vuoi un pesciolino?
-momenti di sconcerto-
Chi io? Un pesce da mettere dove scusa? Cos’è, all-inclusive?! Prendi due paghi uno?! Solo da oggi per le prime 20 clienti della giornata, con l’acquisto di un completo intimo 2 pesciolini?!

Causticissima vede la commessa tornare con due pezzetti di gomma piuma a forma di goccia. Ne tiene uno per mano e mentre avanza, fiera del prodotto che vende, li sventola felice. Sorride. Forse lei li usa. Chi lo sa.

Ma che sorridi? Scusa, dove me li metto quegli affari? Sono per la sudorazione? guarda che almeno da quel punto di vista non ho problemi, o stai cercando di comunicarmi qualcosa? No dai, non mettermi pare extra. Ah, mi suggerisci che dentro il reggiseno che mi hai fatto provare ci sono delle tasche interne per infilarci dentro IL PESCE… Mh. Scusa se te lo dico, ma avere un pesce in certe zone corporee, è fraintendibile eh. Alcuni non penserebbero alla gommapiuma ma più probabilmente a quello che in Spagna ha molto a che fare con Cuba ed in Italia ha molto a che fare con la Spagna e che, per la proprietà transitiva dei detti a sfondo sessuale, a Cuba ha molto a che fare con l’Italia. E, infatti, se tu fossi stata a Cuba, ma magari ci sei stata eh. Ecco, se ci sei stata, avrai sicuramente sentito pronunciare da un autoctono la seguente frase-tipo: “oh, sono andato con una tipa e mi ha fatto una di quelle italiane… memorabile eh!”- pausa- “memorabile!” -annuisce soddisfatto-

No grazie Commessa, non credo acquisterò mai quel genere di articoli, quindi scusa ma, tanto per non citare Douglas Adams: ADDIO E GRAZIE PER TUTTO IL PESCE.

A presto,
Causticissima.

mercoledì 16 aprile 2014

19 - E' PRIMAVERA



Sì lo so, ci sembrava impossibile ed invece è accaduto. No, non  di notte su di un ponte/ guardando l'acqua scura/ con la dannata voglia/ di fare un tuffo giù” uh uh. Parlo del sole.  Parlo del tempo, e si sa, il tempo ha un ciclo. No, non quel ciclo, anche perché, per noi poveri umani relegati al terreno dalla forza di gravità, sarebbe quantomeno sgradevole. Altro che le piaghe d’Egitto. Ma non perdiamoci in chiacchere. Parliamo del tempo. Appunto. Del calore che finalmente si irradia sui nostri corpi raggrinziti dal freddo, pronti a schiudersi come bucaneve di città. E come ogni anno eccoti che sbuchi, Maschio Alfa.
Il maschio nostrano. Anzi, il maschietto nostrano. Diciamolo, ti sono scesi i testicoli da pochi anni (mesi?), ammettilo. Bene che ti vada sono un chilometro zero e adesso non vedi l’ora di far fare loro i primi giri di rodaggio. Devo dire che ne hai le prospettive. Infatti, te ne stai ringalluzzito sul prato, disteso sui tuoi stessi abiti, anzi soprabiti, con una tipa. Evento. Hai adagiato i tuoi indumenti sull’erba con maestria per te e la tua bella. Lei chiaramente non si è offerta di sparpagliare i suoi, ci mancherebbe. 
Lì, disteso, limoni. Limoni durissimo. La slingui come un formichiere. Lei si divincola ma tu l’abbracci rassicurante, quasi paterno. Oddio, paterno no... vabbè dai, vi ingrumate. Lo so non è italiano ma passami il termine tecnico friulano. Vi contorcete complici in un abbraccio umido. Blea.
Vorrei non guardare ma è più forte di me. È come quando hai un’afta in bocca, sai che non dovresti stuzzicartela con la lingua ma lo fai lo stesso. D’altro canto la lingua batte dove il dente duole e lei mi sa che ha parecchi denti che le dolgono. Infatti, nonostante io sia posizionata ad una ragguardevole distanza da voi, ti vedo mentre le mastichi in bocca. Da dentro dev’essere piacevole, non c’è dubbio, ma da fuori è disgustoso. Sembri uno che sta recuperando una chewingum inavvertitamente cadutale in bocca, si tratta sicuramente di una Big Babol.
Ti interesserà certamente sapere che di recente ne ho comprato un pacchetto. Per fortuna le ho prese in uno degli innumerevoli giorni di pioggia battente che hanno interessato la nostra regione. Camminavo per strada, facendo le bolle stile dodicenne e per la vergogna mi coprivo il volto con l’ombrello. Forse dovresti farlo anche tu. Ma oggi non piove. Oggi è primavera.
Ti alzi. Vi guardate. Lei ride maliziosa. Indossi una camicia bianca a quadri azzurri ed un paio di jeans trattenuti da una vistosa cintura. La camicia però ti cade fuori dai pantaloni. Disordinata, stropicciata dai minuti di fuoco che hai appena affrontato. Alla fine è lei che ti ha sprimacciato come un cuscino e non viceversa. Fattene una ragione. Ti ci vogliono 5 minuti buoni per riassestarti. Poi lei ti rivolge la parola e dice “secondo me il professore neanche ti fa entrare in aula”. Tu, preoccupato, istintivamente fai quello che ogni uomo farebbe se fosse al tuo posto. Con finta noncuranza rivolgi lo sguardo verso il terreno come in cerca di qualcosa. La scena, non so perché, mi fa venire in mente quella poesia La verità vi prego sull’amore ed internamente te la sciorino:

Dicono alcuni che amore è un bambino
e alcuni che è un uccello,
alcuni che manda avanti il mondo
[…]”
.

Tu sembri non voler sentire quello che ti comunico, via etere, con la sola forza del pensiero. Dopo aver finito di sondare il terreno, ti rivolgi lo sguardo addosso, prima sulle scarpe come per accertarti dello stato della loro usura e sporcizia poi… Poi dal luogo in cui si posa il tuo sguardo percepisco un tuo probabile fraintendimento, quasi un lapsus; sì, il tuo pensiero ora mi appare chiaro, praticamente sottotitolato, recita:

La verità vi prego sull’amore.
Dicono alcuni che amore è
un uccello.

Allora sconfitta, ti mando altre parole, via etere, con la sola forza del pensiero: stai tranqui’ frate’, non si vede il durello!

A presto,
Causticissima.


Questo post lo potete reperire anche su http://parolesemplici.wordpress.com/2014/04/14/e-primavera-by-jezebel/